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Area sacra di Torre Argentina

Un complesso archeologico nel pieno centro della città, nel quale i resti di quattro importanti templi di età repubblicana sono stati scoperti solo nel 1926, e ammirati quotidianamente da migliaia di turisti e romani di passaggio in quello che è oggi un fondamentale punto di snodo cittadino.

tempio C

  • Dove: largo di Torre Argentina. Il complesso non è visitabile (salvo eventi di aperture speciali), ma perfettamente visibile dalla strada. Si trova infatti all’interno di un’isola pedonale ed è fruibile da ogni lato
  • Quando: il sito è sempre aperto, ma è consigliabile visitarlo nelle ore diurne
  • Perché: fortemente penalizzata dal traffico che ogni giorno la circonda, la zona doveva avere una grande importanza in epoca repubblicana. Oggi è troppo spesso ignorata dagli abitanti di Roma sempre di fretta quando transitano un quest’area, e spesso anche dai turisti, che sono attratti da altre aree archeologiche maggiormente conosciute

Oggi sono gli abitanti di una colonia felina a farne da padrone ma, benché di dedicazione ancora incerta, i quattro templi che sorgevano su una grande piazza lastricata dovevano essere di grande importanza nella vita romana.

tempio A, absidi posteriori chiesa San Nicola

Venuti alla luce nel 1926 in occasione dei lavori per il congiungimento di via Arenula con Corso Vittorio Emanuele II, i templi furono inizialmente denominati con le lettere A, B, C, D, ma grazie al lavoro degli archeologi siamo oggi in grado di identificarli con maggiore certezza. Tutti i templi furono dedicati in seguito a una vittoria, tra i III e il I secolo a.C.. In questa zona sono stati ritrovati resti di almeno altri due templi (probabilmente dedicati a Giunone Curritis e Jupiter Fulgur), quindi dovevano originariamente formare un complesso più ampio di quello che oggi conosciamo, formato da almeno sei templi uno accanto all’altro.

(Legenda: 1 – Porticus Minucia; 2 – Hecatostylum; 3 – curia di Pompeo; 4 e 5 – latrine di epoca imperiale; 6 – uffici e depositi di epoca imperiale, Statio Aquarum)

Pianta dell'area sacra "Largo torre argentina PIANTA" di I, Sailko. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Largo_torre_argentina_PIANTA.jpg#/media/File:Largo_torre_argentina_PIANTA.jpg
“Largo torre argentina PIANTA” di I, Sailko. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Largo_torre_argentina_PIANTA.jpg#/media/File:Largo_torre_argentina_PIANTA.jpg

 

 

Area Sacra, alzato "Largo torre argentina ALZATO it" di I, TcfkaPanairjdde. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Largo_torre_argentina_ALZATO_it.jpg#/media/File:Largo_torre_argentina_ALZATO_it.jpg
“Largo torre argentina ALZATO it” di I, TcfkaPanairjdde. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Largo_torre_argentina_ALZATO_it.jpg#/media/File:Largo_torre_argentina_ALZATO_it.jpg

Il primo in ordine cronologico è il tempio C, costruito tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., e probabilmente dedicato alla dea Feronia, la dea italica della fertilità protettrice dei boschi e delle messi, e quindi collegata al grano che veniva distribuito nelle vicinanze (si trattava di un culto originario della Sabina, e introdotto a Roma dopo la conquista di quell’area da parte di Mario Curio Dentato del 290 a.C.). La presenza di un tempio a Feronia nel Campo Marzio almeno dal 217 a.C. è confermata dalle fonti. L’aspetto è piuttosto arcaico, e il tempio è periptero (circondato da colonne) sine postico (senza colonne sul retro), e le pareti della cella erano in mattoni. Davanti al tempio, un altare in peperino con un’iscrizione che ne ricorda il rifacimento ad opera di Aulo Postumio Albino (identificabile con il console del 180 a.C.).

Tempio C
Tempio C

Alla metà del III secolo a.C. fu eretto il tempio A, le cui dimensioni erano molto più piccole di quelle del precedente. Secondo alcuni studiosi, nel tempio A è possibile riconoscere quello che Quinto Lutazio Catulo (console nel 242 a.C.) fece edificare in Campo Marzio in onore di Giuturna, dopo la vittoria sui Cartaginesi nel 241 a.C. Nel IX il tempio fu riutilizzato come chiesa, poi dedicata a San Nicola (nel 1132); di questa restano l’abside del XII secolo decorato con una teoria di santi, il pavimento cosmatesco e l’altare a cippo. A destra del tempio sono visibili i resti delle colonne del Porticus Lentulorum detto Hecatostylon (delle cento colonne). Dall’altro lato, nell’area vuota che lo separava dal tempio B, resti di un ambiente identificato con la Statio Aquarum (uffici dell’amministrazione delle acque di Roma).

Tempio A
Tempio A
Tempio A, absidi della chiesa medievale
Tempio A, absidi della chiesa medievale
Tempio A
Tempio A, abside della chiesa medievale, particolare della decorazione policroma
Tempio A, esterno delle absidi della chiesa medievale
Tempio A, esterno delle absidi della chiesa medievale

I templi A e C erano costruiti sul piano di campagna ma indipendenti l’uno dall’altro, separati da uno spazio abbastanza ampio che solo più tardi fu colmato dalla costruzione del tempio B. Le zone di culto erano quindi totalmente autonome, come risulta evidente anche dallo spazio antistante ai templi, nel quale sorgevano le are per i riti.

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Statio Aquarum

Il tempio D era dedicato ai Lari Permarini o alle Ninfe (secondo i Fasti Prenestini, il tempio dei Lari Permarini si trovava presso il Porticus Minucia), e fu costruito all’inizio del II secolo a.C.. Era il più grande dei quattro templi , ed è visibile solo in parte perché coperto da quella che è oggi la via Florida. La pianta è arcaica, con grande cella rettangolare preceduta da pronao esastilo (con sei colonne).

In seguito ad un devastante incendio nel 111 a.C. dovette essere realizzato il primo pavimento in lastre di tufo sopra un spesso strato di macerie (prima i templi erano all’altezza del piano di campagna), comportando l’innalzamento della piazza di circa 140 cm. Questa pavimentazione  – ancora visibile – servì anche ad uniformare il complesso, che era recintato da un portico colonnato, del quale restano frammenti. A questo nuovo piano è legata la costruzione del tempio B, a pianta circolare e su un alto podio nello spazio vuoto tra i templi A e C, comunemente identificato come tempio della Fortuna Huiusce Diei (Fortuna del giorno presente), dedica che sembra essere confermata dal ritrovamento dei frammenti di un’enorme statua conservata alla Centrale Montemartini. Si trattava probabilmente di un acrolito (sono state rinvenute la testa e parti di un braccia e gambe in marmo, mentre le vesti che dovevano essere di metallo sono andate perdute). Le colonne che circondavano la cella circolare erano in tufo ricoperte di stucco, con basi e capitelli in travertino. Questo tempio dovette subire importanti modifiche in età domizianea (81-96 d.C.): in un primo tempo furono abbattute le pareti della cella e ne furono costruite di nuove attraverso la chiusura degli intercolumni con blocchi di tufo, e la cella fu così ingrandita; fu inoltre allargato il podio. Successivamente una nuova modifica interessò la facciata esterna. Nell’area tra i templi B e C, un’esedra quadrangolare identificata con la curia del Teatro di Pompeo dove Giulio Cesare fu ucciso nel 44 a.C.

Tempio C
Tempio C
Statua colossale femminile: testa. Rinvenuta nel 1925 http://www.centralemontemartini.org/collezioni/percorsi_per_sale/sala_macchine/area_sacra_di_largo_argentina/statua_colossale_di_divinita_femminile_testa
Statua colossale femminile: testa. Rinvenuta nel 1925 http://www.centralemontemartini.org/collezioni/percorsi_per_sale/sala_macchine/area_sacra_di_largo_argentina/statua_colossale_di_divinita_femminile_testa

Ancora nel 80 d.C. un nuovo incendio devastò gran parte del Campo Marzio, momento al quale è riconducibile la nuova pavimentazione in travertino (tuttora visibile), oltre a rendere necessaria la ricostruzione dei templi.

Davanti ai templi sorgeva un portico, in parte ancora visibile, identificato come Porticus Minucia Frumentaria, e cioè il luogo dove avvenivano le distribuzioni gratuite di grano al popolo romano.

In epoca medievale l’area fu occupata da un complesso monastico fondato da Severino Boezio. Tra VIII e IX secolo vi sorsero nuovi edifici, probabilmente residenze di nobili.

Bibliografia essenziale

COARELLI Filippo, Guida archeologica di Roma, Milano: Mondadori, 1975

BIANCHI BANDINELLI Ranuccio, TORELLI Mario, L’arte dell’antichità classica, Etruria-Roma, Torino: Utet, 1976

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