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La poetica di Jean Arp alle Terme di Diocleziano

Spesso Jean Arp è stato visto quasi esclusivamente in relazione al Dadaismo. Il rapporto con il movimento dadaista non solo è innegabile, ma è stato essenziale per la definizione della sua poetica artistica; ma in realtà quella si Arp è stata una personalità molto più complessa di quanto possa apparire.

La mostra in corso al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano (fino al 15 gennaio 2017) mira a fare chiarezza sull’opera dell’artista alsaziano, sul suo toccare numerose delle correnti artistiche del 1900 per approdare ad un lavoro del tutto originale.

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  • Dove: Jean Arp, grandi aule del Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, viale Enrico de Nicola, 79.
  • Quando: dal martedì alla domenica, ma solo fino al 15 gennaio 2017.
  • Perché: per conoscere un artista che del mondo classico ha avuto una visione del tutto personale, e che è stato capace di rielaborare in modo autonomo per approdare ad un’arte che trova una equilibrio in se stessa.

La mostra su Jean Arp di è avvalsa di una serie di coincidenze temporali che non è possibile ignorare. Nel 2016 è infatti ricorso non solo il cinquantesimo anniversario dalla morte dell’artista alsaziano, ma anche il centenario dalla nascita del movimento dadaista.

Si tratta però di una mostra che impone al visitatore di superare quel sentimento di solennità che deriva dal contrasto e dal dialogo tra i muri romani delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano (dove è ospitata) e la levigatezza delle superfici delle sculture di Jean Arp. 

Un artista a parte.

Se l’esperienza artistica di Arp prende il via con la nascita del movimento dadaista, se ne distacca però piuttosto rapidamente.

Uno dei fondatori del Dada al Cabaret Voltaire di Zurigo nel 1916, Arp non rinuncia mai alla propria individualità. Quella del dadaismo è per la sua arte un’esperienza fondamentale, necessaria a scardinare gli schemi dell’arte classica. Non ne condivide però il nichilismo, né il concetto del ready-made, né l’idea di anti-arte. Nei confronti delle avanguardie dimostra, al contrario, un atteggiamento individualista, laconicamente rilevato da Duchamp: “For Arp art is Arp“.

La mostra delle Terme di Diocleziano ha il pregio di evidenziare la nascita artistica proprio attraverso l’elemento di rottura che avviene con l’esperienza dadaista. Ma anche lo sviluppo di una ricerca autonoma e personale; questo permette ad Arp di arrivare a delle forme artistiche che non sono dipendenti da nulla che da se stesse. E che hanno dato la battuta d’inizio ad un filone artistico quanto mai attuale.

Chi è Jean Arp?

Inquadrare Arp all’interno di una categoria o di un movimento artistico è impossibile. E difficile è anche tentare di dare una definizione alla sua origine geografica.

Originario di Strasburgo in Alsazia, la regione francese a ridosso della Germania e della Svizzera, sempre in bilico tra la sua natura francese e quella tedesca. Questa ambiguità si riflette, almeno in parte, anche nella biografia di Arp.

Madre alsaziana e padre tedesco, alterna per tutta la vita i nomi Hans e Jean, in base alla lingua e alle circostanze.

Rifugiatosi nella neutrale Svizzera per evitare l’arruolamento nel corso della Prima Guerra Mondiale, nel 1916 a Zurigo è uno dei fondatori del movimento dadaista. Le opere di questo primo periodo svizzero, in accordo con i dettami dadaisti, risentono delle leggi del caso.

L’aspetto casuale era infatti uno degli elementi fondanti del Dada. Gli artisti dadaisti, per primi, rifiutarono ogni atteggiamento razionale, affidandosi completamente al caso.

Arp resterà sempre fedele ai valori radicali dell’esperienza Dada, come strumento sovversivo per trasformare la vita e riconciliare gli uomini con l’ordine naturale.

Tête de lutin, dite “Kaspar”, 1930.

Alla fine della guerra torna in Germania, dove prosegue l’esperienza dadaista; ben presto, però, abbandonerà il dadaismo in favore del surrealismo. Lascerà poi anche il gruppo surrealista per proseguire una ricerca autonoma, senza però mai rinnegare le ricerche frutto delle esperienze passate.

La mostra delle Terme di Diocleziano evidenzia proprio l’autonomia artistica di Arp; lo scultore si isola infatti dai dissidi interni dei movimenti artistici a cui prendere parte, approdando a una visione dell’arte che non è dipendente da alcuna corrente.

Un artista “classico”.

Torse-nombril (1915). Clamart, Fondation Arp, France.

Jean Arp è, come gran parte degli scultori, profondamente influenzato dall’arte classica. Il suo interesse per l’antichità si rivela però non essere scontato: non si tratta dell’arte classica e rinascimentale elevata a canone, ma di una classicità diversa quella che stimola la sua attenzione.

Il dialogo che Arp intraprende con la scultura del passato è con le civiltà che esteticamente tendiamo a percepire come più distanti. L’opera dell’artista francese è infatti influenzata più dalle statuette cicladiche che dalle grandi sculture del mondo greco-romano.

L’arte in divenire.

L’attenzione e la ricerca di Arp non si concentrano più sull’oggetto in se, ma sulla sua trasformazione: sono le forme stesse, nella loro continua interazione, a suggerire il risultato finale. Nella stessa ottica è il tentativo di recupero del rapporto tra l’uomo e la natura, un puro stile dadaista; questo avviene attraverso una ricerca bio-morfica e organica che non è mai stata così attuale (si pensi all’architettura e al design, che della fluidità e del movimento hanno fatto il proprio carattere distintivo).

Sculpture à être perdue dans la forêt (1932) – Clamart, Fondation Arp, France

La forma riesce infine a superare le barriere che l’uomo cerca di imporre. Lo sviluppo della materia verso più direzioni si trasforma in un discorso più ampio; il percorso poetico messo in atto dall’artista arriva a coinvolgere completamente lo spettatore. L’uomo, la materia e la natura si fondono per raggiungere una dimensione cosmica.

Jean Arp e Sophie Taeuber.

Una bella sezione della mostra è, infine, dedicata a Sophie Taeuber, la moglie di Jean Arp.

C’est Sophie, par l’exemple de son

travail et de sa vie baignée de clarté,

qui me montra le juste chemin.

Dans ce monde,

le haut et le bas,

le clair et l’obscur,

l’éternel et l’éphémère

se tiennent

dans un équilibre parfait.

Ainsi se ferma le cercle.

– Jean Arp-

Figura fondamentale per Arp, Sophie è stata una compagna anche nella ricerca artistica dagli esordi alla morte improvvisa avvenuta nel 1943.

www.arpmuseum.org

Anche Sophie Taeuber è un’artista astratta, che si specializzò nel campo tessile e nella decorazione d’interni.

Quello che ne emerge è un rapporto di interdipendenza; i due artisti condividono il lavoro di ricerca che li porta a continue sperimentazioni, muovendosi in parallelo. In mostra sono opere dell’inizio della carriera artistica dei coniugi Arp: sono lavori a quattro mani, in cui i due artisti si completano a vicenda.

Insieme alle opere realizzate dalla stessa Sophie o insieme al marito, sono le parole di Jean Arp nelle poesie composte per la moglie che riescono a descriverla meglio.

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