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Basilica di San Pietro in Vincoli e il Mosè di Michelangelo: 5 buoni motivi per visitarla [VIDEO]

Poco distante dal Colosseo, la basilica di San Pietro in Vincoli ci racconta di vicende storiche, opere d’arte da mozzare il fiato e leggende affascinanti.

Le motivazioni per salire sul colle Esquilino di Roma sono molteplici, e visitarlo non vi lascerà delusi.

In questo post mi soffermerò sulla basilica di San Pietro in Vincoli e su 5 buoni motivi per visitarla.

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Breve storia del colle Esquilino nell’antichità

Il colle Esquilino di Roma è uno dei più ricchi di storia.

Originariamente era situato fuori dal centro cittadino, ma ben presto divenne il cuore pulsante di una città in continua espansione.

Tra il IX e il III secolo avanti Cristo il colle è occupato da necropoli. In epoca tardo repubblicana, la città di Roma cresce e il posizionamento del colle rende l’Esquilino particolarmente appetibile per la realizzazione di nuovi edifici. L’Esquilino venne quindi occupato da costruzioni di vario tipo, principalmente horti

Ben presto l’esclusivo colle Esquilino si riempì di edifici signorili: residenze di rappresentanza ed abitazioni di personaggi di alto rango.

5. La basilica di San Pietro in Vincoli è una delle chiese più antiche di Roma

Nel V secolo d.C., dall’adattamento di un’aula di rappresentanza senatoriale di una delle abitazioni di alto rango di Roma sull’Esquilino, venne creato un luogo di culto cristiano. Questo titulus (è questo, infatti il nome con cui venivano identificati i luoghi di culto cristiani presso le abitazioni private, prima di essere propriamente chiese) fu affidato da papa Sisto III al presbitero Filippo.

Filippo si occupò dei lavori di adeguamento del nuovo edificio di culto, finanziati dallo stesso Sisto III e dall’imperatore Teodosio II. Nacque così quella che era conosciuta con il nome di Ecclesia Apostolorum, perché legata alla memoria di San Pietro e San Paolo.

Le vicende storiche e religiose degli anni successivi investirono questa nuova chiesa, contribuendo a trasformarla in quella che vediamo oggi.

La storia della basilica di San Pietro in Vincoli è narrata negli affreschi dell’abside, realizzati nel 1577 da Jacopo Coppi.

http://iviaggidiraffaella.blogspot.com/2017/04/roma-la-basilica-di-spietro-in-vincoli.html
Nel 44 d.C. l’apostolo Pietro fu imprigionato a Gerusalemme dal re di Giudea Erode Agrippa (nipote di Erode il Grande, il responsabile della strage degli Innocenti). Pietro era condannato a morte, ma l’intervento divino di un angelo durante la notte lo libera dalle catene permettendogli di sottrarsi all’esecuzione.
http://iviaggidiraffaella.blogspot.com/2017/04/roma-la-basilica-di-spietro-in-vincoli.html
L’imperatrice Aelia Eudocia II (moglie dell’imperatore romano d’Oriente Teodosio II) durante un viaggio a Gerusalemme riceve in dono dal patriarca le catene che avevano tenuto prigioniero San Pietro a Gerusalemme.
http://iviaggidiraffaella.blogspot.com/2017/04/roma-la-basilica-di-spietro-in-vincoli.html
Licinia Eudocia (o Eudossia), figlia di Aelia Eudocia II e Teodosio II, oltre che moglie di Valentiniano III, imperatore romano d’Occidente, riceve dalla madre le catene di San Pietro e le mostra al papa Leone I.

Nell’anno 442 Licinia Eudocia (aka Eudossia) decise di ricostruire quella che oggi conosciamo come basilica di San Pietro in Vincoli.

la basilica di San Pietro in Vincoli è conosciuta anche come “basilica Eudossiana”

4. Il miracolo delle catene di San Pietro

Leone I, confrontando le catene provenienti da Gerusalemme con quelle utilizzate per imprigionare San Pietro a Roma nel carcere Mamertino, assistette ad un miracolo. Le due catene si fusero miracolosamente.

il termine latino VINCULA significa “catena”

3. Le catene di San Pietro sono un’importante reliquia

La basilica di San Pietro in Vincoli venne ricostruita per volere dell’imperatrice Licinia Eudossia per contenere le catene di San Pietro oggetto del miracolo. L’Ecclesia Apostolorum , già legata alla memoria di San Paolo e dell’apostolo San Pietro, divenne allora la basilica di San Pietro in Vincoli. Il legame con San Pietro divenne prevalente, grazie alla presenza delle sacre catene.

23 anelli della catena sono quelli che tenevano San Pietro prigioniero a Roma nel Carcere Mamertino,

11 anelli sono quelli provenienti da Gerusalemme

Il fatto stesso che l’imperatrice volle la costruzione di questa chiesa evidenzia la sua importanza.

Dell’antica chiesa del V secolo non rimane molto:

  • parte dei muri esterni della zona absidale
  • la controfacciata in mattoni (si intravedono le finestre e le aperture chiuse)
  • le 20 bellissime colonne in marmo greco che dividono le navate, provenienti da un edificio precedente, del I secolo

Le catene di San Pietro sono esposte sotto l’altare, in un reliquiario realizzato nel 1856 da Andrea Busiri Vici.

2. La basilica di San Pietro in Vincoli è vicinissima al Colosseo

Il Colosseo è una delle attrazioni imperdibili a Roma.

A volte è davvero difficile pensare che a soli 5 minuti a piedi da uno degli edifici antichi più conosciuti al mondo esista un altro luogo così ricco di storia. Ma non dovrebbe stupire: Roma riserva sempre incredibili sorprese!

 

1. La statua del Mosè di Michelangelo Buonarroti

Nel 1400 il cardinale titolare di questa basilica era Francesco Della Rovere, che conosciamo meglio come papa Sisto IV.

Sisto IV è il papa che da il nome alla Cappella Sistina, poiché responsabile della sua ricostruzione

Dopo Francesco Della Rovere, un suo nipote divenne cardinale titolare della basilica di San Pietro in Vincoli: Giuliano Della Rovere.

Giuliano Della Rovere prosegue la tradizione di famiglia, diventando papa con il nome di Giulio II (1503) e, come lo zio suo predecessore, occupandosi della Cappella Sistina: Giulio II è il responsabile dell’intervento di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina (1508-1512).

Il primo incontro artistico di Giulio II con Michelangelo avvenne entro il 1505, quando solo due anni dopo l’elezione papale, Giulio II sente la necessità di commissionare la propria tomba al migliore artista allora in circolazione.

Michelangelo è un artista molto giovane, ma ha già realizzato due opere capitali per la sua fama artistica e per la storia dell’arte: la Pietà (1499) e il David (1504).

La tragedia della sepoltura

Giulio II voleva un monumento grandioso, che avrebbe dovuto essere collocato al centro della basilica di San Pietro in Vaticano.

Michelangelo prepara i progetti e immediatamente si reca a Carrara per procurarsi il miglior marmo disponibile per realizzare un’opera grandiosa. La tomba del papa avrebbe dovuto essere una sorte di enorme piramide in marmo decorata con oltre 40 statue in marmo bianco dalle dimensioni superiori al vero.

Ovviamente non andò tutto come sperato. Il progetto della tomba era grandioso, ma anche eccessivamente costoso, e il papa fu costretto a sospenderne l’esecuzione. Tutti i fondi disponibili erano stati dirottati verso la ricostruzione della basilica di San Pietro in Vaticano.

Al tempo stesso si rese necessario occuparsi della decorazione della volta della Cappella Sistina. Giulio II si rivolse nuovamente a Michelangelo anche per questa colossale opera pittorica, il quale dopo un rifiuto e una fuga a Firenze fu costretto ad accettare l’incarico.

Tra il 1508 e il 1512 Michelangelo si occupò degli affreschi della Cappella Sistina, senza però mai smettere di pensare al grandioso progetto della tomba di Giulio II.

Finalmente nel mese di ottobre 1512 la volta della Cappella Sistina è terminata e Michelangelo torna a lavorare attivamente alla tomba.

Il 21 febbraio 1513 Giulio II muore. 

Nei pochi mesi tra la fine della Cappella Sistina e la morte del papa Michelangelo ha probabilmente eseguito una sola statua.

I papi successivi impedirono la realizzazione di una tomba delle dimensioni immaginate da Michelangelo e Giulio II all’interno della basilica di San Pietro. Nel corso degli anni Michelangelo è costretto più volte a ridimensionare il suo progetto fino a stravolgerlo completamente e ad accettare il compromesso di una nuova collocazione.

Il monumento funebre di Giulio II nella basilica di San Pietro in Vincoli

Finalmente nel 1545 (40 anni dopo la commissione della tomba e 32 anni dopo la sua morte), Giulio II ottenne il suo monumento funebre. Non, però, nella basilica di San Pietro in Vaticano come desiderava, ma in un’altra basilica di San Pietro: San Pietro in Vincoli, la basilica che lo aveva accolto decenni prima nelle vesti di cardinale.

Il monumento funebre che vediamo oggi in San Pietro in Vincoli è notevolmente più piccolo rispetto ai progetti di Michelangelo, e solo una delle statue è opera del grande artista rinascimentale: il Mosè.

Non sorprende che Michelangelo si riferisse ai lavori per la realizzazione della tomba di Giulio II come alla “tragedia della sepoltura“.

 

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