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Fontana di Trevi

Dopo i restauri durati oltre un anno, da martedì 3 novembre 2015 la Fontana di Trevi può nuovamente essere apprezzata dai romani e dai visitatori, che la considerano uno dei monumenti imperdibili.

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  • Dove: piazza di Trevi
  • Quando: sempre, ma i momenti migliori sono la mattina presto o la sera e la notte, quando pochi sono i turisti che ammirano questo capolavoro. La piazza che ospita la fontana è effettivamente di dimensioni molto ridotte, e un eccessivo affollamento non permette di apprezzare pienamente la bellezza e la magnificenza di questa opera d’arte. L’illuminazione notturna, inoltre, regala alla fontana e alla piazza un aspetto estremamente scenografico
  • Perché: per gettare la monetina e assicurarsi di tornare a Roma 😉 ma soprattutto per ammirare un capolavoro che troppo spesso viene visitato solo perché imperdibile, a discapito del suo effettivo valore storico e artistico

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Entrata nell’immaginario collettivo grazie alla famosa scena del film “La dolce vita” (1960) di Federico Fellini, “venduta” da Totò in “Totòtruffa ’62” (1961) e meta turistica ricordata in particolare per il rituale lancio della monetina, questa fontana, addossata al Palazzo Poli, sede dell’Istituto Nazionale per la Grafica, è molto più che un set cinematografico o scenario privilegiato per una foto ricordo. La sua storia inizia oltre duemila anni fa, e queste antichissime origini si nascondono proprio dietro la fontana.

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Si tratta infatti della mostra dell’Acqua Vergine. Questo è l’acquedotto più antico di Roma tuttora funzionante, e il solo che non ha mai smesso di fornire acqua alla città sin dai tempi di Augusto (fu infatti costruito da Agrippa). La denominazione Aqua Virgo, vanta tre diverse possibili origini:
1. Virgo perché era condotta a Roma pura e incontaminata
2. La definizione Virgo potrebbe essere attribuita ad un omaggio di Agrippa nei confronti di una faciulla – virgo – che avrebbe indicato la sorgente ai soldati assetati
3. Un rabdomante avrebbe trovato la sorgente grazie all’uso della verga (lat. virga)

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Nel 1453 Nicolò V ripristinò l’acquedotto e fece erigere una semplice fontana, opera di Leon Battista Alberti, nella località detta “della Trejo” (da cui Trevi).
Nel 1640 Urbano VIII Barberini decise di affidare a Bernini il progetto (che presto sarebbe stato abbandonato) di un nuovo nucleo scenografico nei pressi del palazzo Barberini, la cui costruzione stava per essere terminata, e che fosse ben visibile dalla residenza pontificia del Quirinale. I progetti presentati da Bernini erano sì grandiosi, ma anche costosissimi, per coprire i quali il papa aumentò la tassa sul vino, scatenando le ire dei romani a punto tale che Pasquino disse: “Per ricrear con l’acqua ogni romano, di tasse aggravò il vino papa Urbano“. Per abbattere i corsi dei materiali necessari alla costruzione del monumento, il papa aveva autorizzato Bernini a demolire “…un monumento antico di forma circolare di circonferenza grandissima e di bellissimo marmo presso S. Sebastiano, detto Capo di Bove“, e cioè la tomba di Cecilia Metella. La celebre pasquinata “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini” fu confermata anche in questa occasione.
Quattro anni dopo moriva Urbano VIII, e Bernini cadeva in disgrazia.

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Innocenzo X Pamphilj gli affidò però il compito di prolungare l’acquedotto fino a piazza Navona, dove Borromini avrebbe dovuto realizzare la mostra monumentale proprio davanti al palazzo di famiglia.
Il punto di svolta per la fontana come la conosciamo oggi avvenne con Clemente XII Corsini, che nel 1731 decise di costruire una nuova fontana monumentale, per la quale i migliori artisti dell’epoca presentarono i progetti. La nuova opera sarebbe dovuta essere grandiosa e assicurare una maggiore quantità di acqua potabile. Fu scelto il bozzetto dell’artista romano Nicola Salvi, di evidente ispirazione berniniana, i cui gruppi marmorei della fontana hanno significati allegorici relativi al mare.

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I lavori iniziarono nel 1735 e proseguirono con Benedetto XIV Lambertini, concludendosi solo nel 1761 sotto il pontificato di Clemente XIII Rezzonico.
Su una base rocciosa di scogli, si innalza la statua di Oceano sopra un carro a forma di conchiglione trainato da due cavalli marini (uno placido, l’altro agitato, a simboleggiare i due aspetti del mare) guidati da tritoni. Nelle nicchie laterali, le statue dell’Abbondanza e della Salubrità; nel bassorilievo, la raffigurazione della leggenda della costruzione dell’acquedotto per opera di Agrippa.

Un restauro negli anni 1956-1958, poi di nuovo nel 1989-1991. In occasione del Giubileo del 2000, venne effettuata nel 1999 una pulitura generale

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Per informazioni sui restauri approfondimenti:

www.restaurofontanaditrevi.it

 

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