Nel rione Sant’Angelo, nei pressi del vecchio Ghetto ebraico, si apre una delle piazze più intime ed eleganti di Roma. Al suo centro, inevitabilmente, una fontana.
Cosa c’è di speciale? Raccontarlo è difficile, ma chi ha voglia di scoprire uno dei quartieri più ricchi di storia e di storie non resterà immune al suo fascino.
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- Dove: piazza Mattei, nel rione Sant’Angelo.
- Quando: la mattina presto per fare colazione al bar che si affaccia sulla piazza; o al tramonto, per un suggestivo aperitivo.
- Perché: per apprezzare la calma e la bellezza della piazza, ascoltando il rumore dell’acqua.
La piazza.
Poche decine di metri separano piazza Mattei dalla frenesia di Largo Argentina. Una distanza che però sembra incolmabile.
Nella piccola piazza Mattei l’atmosfera sembra rarefatta, e il tempo sospeso. In uno dei rioni più veraci della città, l’eleganza della piazza e della sua fontana creano un contrasto inaspettato.
La piccola piazza prende il nome della famiglia Mattei, proprietaria degli edifici che la circondano. Questi palazzi formavano un complesso unitario, appena fuori dai cancelli di quello che era il Ghetto ebraico. I Mattei erano infatti una famiglia di ricchi mercanti cristiani, che tra l’altro aveva anche il compito di chiudere il cancello del Ghetto, ogni sera.
Una famiglia così potente poteva anche far deviare il corso di un acquedotto per raggiungere il suo palazzo. Ed è proprio qui che comincia la nostra storia.
La Fontana delle Tartarughe.
Realtà e leggenda si fondono per raccontare la storia della fontana che caratterizza piazza Mattei.
Una serie di favole sorte intorno alla realizzazione della Fontana delle Tartarughe devono averne decretato il successo. D’altra parte una fontana così diversa da quelle che siamo abituati a vedere nelle piazze romane non poteva non scatenare la fantasia dei romani.
Nel 1570 dovevano essere costruite diciotto nuove fontane alimentate dall’Acquedotto Vergine recentemente restaurato da papa Pio V; del progetto fu incaricato Giacomo Della Porta. Nell’elenco delle nuove fontane piazza Mattei non era inclusa; vi figurava, invece, piazza Giudia, poco distante. La famiglia Mattei era però così potente da riuscire a far spostare la fontana proprio nella piccola piazza tra i suoi palazzi. Per convincere l’amministrazione pontificia, Muzio Mattei si offrì di pavimentare la piazza a sue spese e di occuparsi della manutenzione della fontana.
Il Ghetto, invece, dovette attendere fino al 1591 per avere la sua fontana (poi spostata in piazza delle Cinque Scole).
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Molte della fontane che vediamo in questa zona di Roma furono progettate da Giacomo Della Porta. Trattandosi di un progetto unitario per un gruppo di fontane, queste sono molto simili tra loro. La Fontana delle Tartarughe, invece, è completamente diversa da tutte quelle costruite nell’area del Campo Marzio in seguito al ripristino dell’acquedotto Vergine.
La nostra Fontana delle Tartarughe non è costituita da semplici vasche di pietra sovrapposte, secondo lo stile che caratterizza Giacomo Della Porta. Si tratta piuttosto di un’opera articolata, resa ricca dall’uso del bronzo e dalla policromia dei marmi utilizzati.
Ciò che differenzia maggiormente questa fontana è la presenza di quattro figure efebi (giovinetti) in bronzo. Si tratta di una fontana manierista, che si allontana dallo schema delle fontane romane di fine ‘500.
Perché ci furono queste differenze?
Sicuramente Mattei deve essere intervenuto economicamente per abbellire la sua piazza e differenziarla la quelle vicine.
La decorazione fu eseguita tra il 1581 e il 1584 dallo scultore fiorentino Taddeo Landini, su disegno di Giacomo Della Porta. Gli efebi di bronzo dovevano spingere verso la vasca superiore dei delfini; questi non furono mai messi in opera a causa della scarsa pressione dell’acqua in quest’area, ed andarono ad ornare la piazza di Campo de’ Fiori (oggi in piazza della Chiesa Nuova).
Le tartarughe.
Nel 1658 in occasione del restauro voluto da Alessandro VII, i delfini furono sostituiti dalle tartarughe, che ancora oggi danno il nome a questa fontana. Attribuite a Gianlorenzo Bernini, le tartarughe dovevano riempire il vuoto tra le mani degli efebi e la vasca da cui zampilla l’acqua.
Le tartarughe, soggetto decisamente insolito per una fontana, destarono immediatamente la curiosità dei romani; oggetto di ammirazione, in più di un’occasione furono rubate.
Nel 1944 tutte le quattro tartarughe sparirono dalla fontana. Ritrovate da uno “stracciarolo” (straccivendolo) furono immediatamente riconsegnate al Comune di Roma. Di nuovo nel 1979, una tartaruga fu nuovamente sottratta, e mai più ritrovata.
In quest’ultima occasione le tre originali rimaste furono rimosse e sostituite con delle copie. Le sculture originali sono conservate nei depositi dei Musei Capitolini.
La leggenda.
Alla Fontana delle Tartarughe è legata una leggenda, per la buona riuscita delle quale ci sono tutti gli ingredienti necessari:
- una fontana decisamente inaspettata
- una piazza ricca di fascino
- una ricca famiglia nobile
- un piccolo particolare che passa facilmente inaspettato, ma degno di una leggenda
Il duca Giacomo Mattei era in procinto si sposarsi, ma pochi giorni prima delle nozze perse gran parte della sua fortuna al gioco d’azzardo.
Il padre della sposa, infuriato, decise di annullare le nozze. Ma il duca non poteva accettare una tale disfatta; decise quindi di convincere il suocero a tornare sui suoi passi, dimostrandogli di essere ancora ricco e potente. Lo invitò quindi al palazzo, e aprendo la finestra riuscì a stupirlo: in una sola notte, infatti, era stata costruita la fontana che ormai abbiamo imparato a conoscere!
Affinché nessuno potesse mai più godere di quella vista privilegiata, il duca fece murare la finestra dalla quale si erano affacciati la fidanzata e il padre per ammirare il simbolo del suo potere.
Ancora oggi sulla facciata del palazzo possiamo ammirare una finestra dipinta, ultimo testimone del rischio corso dal giovane Mattei di perdere la sua fidanzata.
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Thank you, nice read.