Pochi sono i monumenti del mondo antico che sono riusciti a diventare un simbolo della stessa espressione artistica. L’Ara Pacis, l’altare voluto dall’imperatore Augusto per celebrare la pace finalmente raggiunta, è una di quelle opere che è riuscita a diventare l’emblema della sua epoca.
Dalla sua realizzazione nel 9 a.C. alla definitiva riscoperta e valorizzazione tra il 1930 e il 1940, il suo status è riuscito ad imporsi nuovamente negli ultimi anni grazie a una serie di iniziative che hanno mirato a restituirne un’immagine che non teme il passare dei secoli.
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- Dove: Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta.
- Quando: venerdì e sabato dalle 19 alle 24 (qui per maggiori informazioni e per l’orario completo).
- Perché: “L’Ara com’era” è un percorso interattivo reso possibile dalla Realtà Aumentata. Grazie alla tecnologia, il monumento prende vita e inizia a raccontarsi. L’uso dei visori AR (Samsung Gear VR) aiuta a rendere il museo e l’arte più divertenti e piacevoli anche per chi solitamente non ama frequentare i musei.
L’Ara Pacis è un monumento di enorme valore storico e artistico. Spesso però la sua comprensione risulta difficile. Ogni visitatore riesce a percepire chiaramente il suo enorme valore estetico, ma il senso più profondo rimane bloccato dalla durezza del marmo.
Ara Pacis: cosa, perché.
Il senso dell’Ara Pacis non si esaurisce nell’Ara stessa, ma è frutto di un complicato intreccio tra il messaggio che vuole esprimere, l’epoca della realizzazione e il suo committente, il luogo in cui si erigeva, il programma propagandistico che andava a coronare. Significati simbolici e scene reali, personaggi storici e figure mitiche, danno vita a un racconto oggi difficile da cogliere. “L’Ara com’era” aiuta il visitatore a dare voce ai personaggi legati al monumento e a rintracciare alcuni dei significati legati alle immagini che vi sono scolpite.
Massima espressione dell’arte romana al suo apice, secondo alcuni. Strumento di propaganda e di affermazione del potere imperiale. Senza dubbio l’Ara Pacis rappresenta, scolpita nel marmo, l’ideologia politica di Augusto.
Le motivazioni che portarono alla sua realizzazione sono note, ed è lo stesso Augusto a parlarcene:
TRAD: Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un’ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio.
(Res Gestae Divi Augusti 12-2)
Un’altare dedicato alla pace che dopo decenni di lotte interne Augusto è finalmente riuscito a portare nei territori dell’impero. Un monumento all’eterna memoria del primo imperatore di Roma. Una celebrazione della nuova età dell’oro, cantata da Virgilio e interpretata come prefigurazione delle vittorie di Augusto.
Una dichiarazione figurata della politica augustea.
L’Ara com’era.
L’uso della tecnologia all’avanguardia accompagna i visitatori in una corretta lettura dei rilievi. La ricostruzione virtuale dei frammenti consente la comprensione delle scene, in alcuni casi quasi irriconoscibili.
La grandezza dell’iniziativa risiede però nell’essere stati capaci di dare nuova vita al grande altare di marmo bianco, attraverso la restituzione della cromia originale. Le voci raccontano le immagini che si rivelano davanti ai nostri occhi; questo avviene in perfetta sincronia, garantendo un’esperienza immersiva. La sensazione è quella di entrare a far parte del monumento, di vivere nel Campo Marzio del 9 a.C., di sentire le voci dei personaggi che popolano i fregi laterali, raccontandosi.
La tecnologia ha permesso anche la ricostruzione virtuale dei pannelli frammentari. Le scene prendono vita per raccontare la storia di Roma.
Augusto, Agrippa, Giulia, Livia, Ottavia, Tiberio, i piccoli Gaio Cesare e Lucio Cesare insieme ai sacerdoti e ai personaggi di alto rango dell’impero, sfilano sulle pareti esterne del grande recinto marmoreo. Una massa confusa di teste e di toghe per uno sguardo poco attento. La funzione dei visori AR è anche quella di animare i personaggi, dando vita alla più grande saga familiare della storia.
I colori della natura.
E quel meraviglioso fregio vegetale nella fascia inferiore? Se riusciamo ad osservarlo attentamente scopriamo che è popolato da animali, insetti e una grande varietà di piante.
Si tratta di un simbolo dell’abbondanza raggiunta con la pace? Non solo.
Immagine della pacificazione delle forze divine resa possibile dall’intervento di Augusto. Ma anche corrispondenze con i personaggi del registro superiore, che lasciano spazio ad un messaggio simbolico e dinastico.
I visori AR restituiscono l’effetto naturalistico al fregio, che in origine doveva essere dipinto. E proprio questa appare come la sezione più spettacolare dell’intera ricostruzione.
L’Ara Pacis nel Campo Marzio.
La natura scolpita si ricollegava direttamente all’ambiente naturale nel quale era collocato l’altare; l’area del Campo Marzio era infatti poco urbanizzata, e per questo destinata principalmente alle esercitazioni militari.
Con Augusto questa ampia porzione della città venne investita di significati simbolici e collocata al centro del suo programma propagandistico.
Nel Campo Marzio si trovavano infatti non solo l’Ara Pacis, ma anche il mausoleo dinastico voluto dallo stesso imperatore (ancora oggi quel che ne rimane è visibile, poco distante dall’Ara Pacis), e la grande piazza dell’Horologium Augusti. Queste tre strutture dovevano formare un complesso unico completato, in una visione più ampia, dal Pantheon, tempio fatto costruire da Agrippa, genero e fedele collaboratore di Augusto stesso.
Nel percorso dell’Ara com’era una completa introduzione illustra perfettamente la collocazione dell’Ara Pacis nel contesto del Campo Marzio, insieme alle interconnesioni tra i vari monumenti ad essa collegati.
Storia di un recupero.
L’aspetto attuale dell’Ara Pacis potrebbe, però, ingannare il primo sguardo di un visitatore poco attento. Se ci avviciniamo ai rilievi di marmo bianco, e osserviamo con attenzione la superficie finemente scolpita, delle incongruenze colpiscono la nostra attenzione.
Quello che oggi ci appare come un monumento incredibilmente ben conservato è in realtà frutto di una ricostruzione. I frammenti dell’Ara Pacis furono rinvenuti dall’area della sua collocazione originaria a partire dal Rinascimento. Per circa quattrocento anni, periodicamente, furono estratti pezzi di marmo bianco scolpito. L’operazione di recupero venne completata negli anni ’30 nel Novecento in epoca fascista, in una più vasta operazione propagandistica. La ricostruzione che ne seguì, tentò di dare una forma e una collocazione a tutti i frammenti estratti dalle fondamenta del Palazzo Fiano; ampie zone del recinto marmoreo furono ricostruite.

Dopo la costruzione del nuovo Museo dell’Ara Pacis ad opera dell’architetto Richard Meier, numerose sono state le iniziative intraprese alla valorizzazione del monumento antico.
Negli ultimi anni sono state intraprese numerose iniziative per rendere l’Ara Pacis più vicina e più comprensibile al grande pubblico.
Prima dell’Ara com’era, a partire dal 2009 periodicamente l’evento “I colori dell’Ara”, un nuovo sistema di illuminazione restituiva provvisoriamente la cromia originale dei marmi.
Oggi “L’Ara com’era” offre un nuovo sguardo sull’altare di marmo, riportandolo, anche se solo virtualmente, all’aspetto originario.

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