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La rivoluzione neoclassica nel monumento funerario di Clemente XIV

 

Se così di rado avviene, che di un’opera grande si affidi ad un grande Artista l’esecuzione, onde vadano a passo eguale l’importanza del lavoro, e l’eccellenza di chi a compierlo è destinato: sommo giubilio deve provare ogni buona amatore delle belle Arti nel vedere ora un luminoso esempio di questa rara combinazione nel Mausoleo eretto al Sommo Pontefice Clemente XIV nella Chiesa de’ Santi dodici Apostoli. Le ottime disposizioni per l’Arte, che in altre sue opere avea mostrato il Veneto Scultore Sig. Antonio Canova, aveano già pervenuto il publico in suo favore, e si attendeva da lui un lavoro insigne, e condotto con quell’eccellenza, che deve sicuramente acquistare ogni giorno più un giovine, ed ingegnoso Artista; quando pieno di orrore per tutto ciò ch’alla maniera s’accosta, non consulta che la natura, e sulle tracce dell’antico va spiando in essa le parti più belle per comporne il bello ideale. Ha però il sig. Canova ogni aspettazione superata, e la sua opera è tale che non vorremmo impegnarci a decidere quante possa contarne rivali in bellezza dopo il risorgimento delle Arti. […] L’unità dell’invenzione, la semplicità della composizione, che splendono egualmente nell’Architettura e nella Scultura di esso, gli danno un non so che d’imponente, e di maestoso, che non hanno tante altre opere, nelle quali è prodigamente impiegato il lusso de’ più rari marmi e dei metalli. […]

Memorie per le Belle Arti, marzo 1787

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  • Dove: Basilica dei Santi XII Apostoli, piazza dei Santi Apostoli 51, Roma. Nelle immediate vicinanze di piazza Venezia e adiacente alla Galleria Colonna, che merita anch’essa una visita
  • Quando: la chiesa è sempre visitabile negli orari di apertura consueti, compatibilmente con le funzioni liturgiche
  • Perché: la chiesa , dalla facciata neoclassica, conserva anche la stele funeraria di Giovanni Volpato (anch’essa opera di Canova) e la prima tomba, ormai vuota, di Michelangelo (nel chiostro). Il monumento a Clemente XIV merita di essere conosciuto perché opera essenziale nel percorso artistico di Canova, che manifesta pienamente quegli ideali di “nobile semplicità e quieta grandezza” stigmatizzati da Winckelmann derivanti dallo studio e dall’appropriazione dell’arte antica. (della basilica dei Ss. XII Apostoli parliamo anche qui)

Trasferitosi da Venezia a Roma nel 1780, Canova, scultore dal grande virtuosismo tecnico ma ancora inserito nel solco della tradizione rococò, opera una vera rivoluzione del suo stile, che avrebbe segnato indelebilmente il mondo dell’arte. La definizione di uno stile severo, intransigente e puro lo fece affermare sulla scena romana con il gruppo di Teseo e il Minutauro (Londra, Victoria and Albert Museum); ben presto, grazie alle intercessioni di Gavin Hamilton (artista di origine scozzese ma attivo sulla scena romana) e l’incisore Giovanni Volpato, fu chiamato ad eseguire due monumenti papali (per Clemente XIII in Vaticano, e per Clemente XIV nella basilica dei Santi Apostoli), le commissioni più importanti che potessero essere affidate ad uno scultore a Roma.

Il monumento funerario per Clemente XIV, finanziato dal mercante Carlo Giorgi, il cui nome e iscritto nel basamento insieme a quello dello scultore, lo impose sulla scena romana. Per la sua realizzazione fu costretto ad osservare alcune delle convenzioni adottate per i monumento funerari papali di San Pietro (pur sempre di monumento funerario per il papa si tratta…), ma rifiutò di adottare gli elementi più tipicamente barocchi: panneggi tumultuosi, marmi policromi, ricca ornamentazione, effetti illuministici, composizioni simmetriche.

Scelse infatti si realizzare il monumento in un solo materiale: lumachella (marmo rosato) per la cattedra su cui siede la statua del pontefice, e marmo di Carrara (bianco) per il basamento, il sarcofago e le tre statue che compongono il complesso. Al posto delle consuete figure allegoriche barocche, Canova trasformò l’Umiltà e la Temperanza in ploranti che, in silenzio, piangono la morte del papa. Il gruppo marmoreo è chiuso in se stesso, non esplode all’esterno come accadeva nei gruppi funerari barocchi. L’intero monumento si isola, concentra tutta la luce, l’energia e la compattezza materica.

Rifiuta gli elementi superflui, aspirando alla semplicità e alla grandezza, e insiste sull’orizzontalità: le figure sono poste di profilo o perfettamente frontali. E’ il rifiuto di una composizione in cui tutti gli elementi si integrano a vicenda, in favore di una composizione in cui gli elementi sono ben separati l’un l’altro e giustapposti tra loro.

L’elemento centrale del complesso è il vano buio della porta della sacrestia; questa preesisteva al monumento, non poteva essere ignorata e, al contrario, costituiva un vincolo che doveva necessariamente essere preso in considerazione nella progettazione. Canova trasformò questo vincolo in un’opportunità, integrando il vano rettangolare nella sua semplice costruzione geometrica, ispirandosi al monumento ad Alessandro VII a San Pietro, opera di Bernini. Questo spazio vuoto assume quindi un forte valore espressivo e simbolico del passaggio tra le due vite, e sarebbe tornato anche in altri monumenti funebri dello stesso artista: il monumento a Clemente XIII in Vaticano (1784-17929, la tomba di Maria Cristina d’Austria nella Augustinekirche di Vienna (1798-1805), nella tomba di Tiziano ai Frari di Venezia (1790-1791). La porta d’accesso alla sacrestia è un elemento ambiguo, perché non esiste se non nella cornice che delimita lo spazio vuoto e oscuro; allo stesso tempo ha un forte significato simbolico perché rappresenta il trapasso impalpabile tra i due regni.

La rigida ed essenziale geometria è ribadita anche dalla disposizione delle statue, che formano una piramide culminante con la statua del papa. L’impianto simmetrico è rigoroso, solo appena movimentato dalla lieve asimmetria delle due figure allegoriche, la Mansuetudine e l’Umiltà.

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Il gesto del papa, di benedizione e al tempo stesso di comando, tiene evidentemente in considerazione quello di Urbano VIII di Bernini in San Pietro, e quello della statua in bronzo di Innocenzo X di Alessandro Algardi in Campidoglio (nel percorso di visita dei Musei Capitolini).

Se dopo Michelangelo, e in particolare per tutto il Seicento e il Settecento, l’integrazione tra scultura e architettura era ormai consuetudine per i monumenti funebri, Canova qui elimina ogni manierismo in favore della più pura semplicità. La cura per ogni singolo particolare fu maniacale, anche per un artista che nella resa delle superfici era ormai inimitabile.

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La grandezza di Canova in quest’opera fu di infondere lo spirito e i sentimenti ispirati dal passato in una composizione che è calata nel presente. E questo fu l’elemento cardine dell’opera dei grandi artisti neoclassici.

La scelta di collocare la tomba del papa nella basilica dei Santi Apostoli fu dettata dall’appartenenza di questo all’ordine francescano, titolare della chiesa.

(nel blog è presente anche un altro articolo sulla basilica dei Ss. XII Apostoli, qui).

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Bibliografia essenziale:

HONOUR Hugh, Neo-classicism, London: Penguin Books, 1968 (ed. italiana Torino: Einaudi, 1980)

PINELLI Antonio, Il Neoclassicismo nell’arte del Settecento, Roma: Carocci editore, 2005

ROSSI PINELLI Orietta, Le arti nel Settecento europeo, Torino: Einaudi, 2009

BARROERO Liliana, Le Arti e i Lumi. Pittura e scultura da Piranesi a Canova, Torino: Einaudi, 2011

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