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Made in Roma. Una nuova visione sulla società romana.

Nel mondo antico sono poche le opere che recano una firma che permetta di ricostruirne la provenienza o l’appartenenza. Al contrario, sono gli oggetti d’uso comune quelli che più frequentemente recano simboli di possesso e che permettono di definirne la strada percorsa.

La mostra “Made in Roma. Marchi di produzione e di possesso nella società antica” ai Mercati di Traiano mette in luce questi aspetti molto spesso trascurati dal grande pubblico, ma di importanza fondamentale per gli archeologi.

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  • Dove: al museo dei Fori Imperiali del Mercato di Traiano, in via IV Novembre, 94.
  • Quando: ogni giorno, ma solo fino al 20 novembre 2016 (prorogata fino al 29 gennaio 2017!!!). Dalle terrazze del museo si gode una vista spettacolare sulla valle dei Fori, ed è quindi consigliabile programmare la visita in una giornata senza nuvole per apprezzare al meglio la magnificenza delle rovine.
  • Perché: per capire come una società antica è stata in grado di organizzare un sistema perfetto di scambi e commerci.

Se pensiamo all’impero romano, quello pacificato ed esteso nei suoi confini da Augusto, dobbiamo pensare ad un territorio sterminato ma unito sotto il comando dell’imperatore. I confini vennero riorganizzati, e il diritto di cittadinanza esteso. In un mondo ampliato e finalmente in pace, in cui gli scambi commerciali erano incentivati, il mercato divenne sempre più fiorente. 

Le botteghe specializzate affinarono le tecniche esecutive per offrire alla clientela un prodotto di alta qualità, capace di distinguerle dai concorrenti commerciali. In una realtà in cui l’offerta commerciale si ampliava e specializzava sempre di più, inevitabilmente emerse l’esigenza di distinguere i prodotti di buona qualità. Analogamente a quanto avviene nel mondo moderno, i produttori sentirono l’esigenza di dotare la propria produzione di simboli o marchi che fossero in grado di renderla immediatamente riconoscibile.

Nella mostra “Made in Roma” si analizzano l’aspetto e la funzione dei marchi in epoca romana. Attraverso l’esposizione di varie tipologie di manufatti, “Made in Roma” evidenzia le analogie, le differenze e le peculiarità del sistema di simboli che nel mondo romano assunse un’importanza enorme.

Un impero fiorente.

Dopo il 29 a.C., grazie alla presa di potere da parte di Augusto, l’impero romano è finalmente pacificato; si tratta della Pax Romana (o Pax Augustea), che durerà fino al 180 d.C.. Dopo un periodo turbolento di lotte interne, fu un’epoca di relativa tranquillità; non mancarono le guerre contro gli stati e le tribù vicine, ma Roma non subì guerre civili né gravi invasioni.

Il clima di pace e prosperità che venne a crearsi portò a un enorme incremento della produzione di beni; questo fu reso possibile anche grazie alla sicurezza dei percorsi di strade, fiumi e mari, rendendo i trasporti più facili.

I vasi e le anfore servivano a trasportare i prodotti essenziali come l’olio, il vino e il grano in tutte le province dell’impero. Ampolle e altri piccoli contenitori permettevano a profumi e unguenti di entrare nelle case più ricche. Vetri da tavola finivano per arredare le tavole delle dimore più sfarzose. Non stupisce, allora, che i produttori finirono per apporre marchi su questo tipo di oggetti per certificarne la qualità e la provenienza.

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I marchi e i bolli non servivano solo per riconoscere la qualità dei prodotti conservati all’interno dei contenitori. Il marchio non caratterizza esclusivamente l’aspetto commerciale, ma è inteso anche come segno di riconoscimento e di possesso. “Made in Roma” mette in mostra anche il fine più utilitaristico delle marcature.

Girls power!

Lo sapevate che a Roma su 150 officine in cui si realizzavano mattoni, almeno 50 erano di proprietà di donne? Questa è solo una delle informazioni che gli archeologi hanno ricavato dallo studio di questi oggetti!

I mattoni e gli oggetti di terracotta erano cotti nelle fornaci comuni. L’apposizione di marchi e simboli di riconoscimento permetteva non solo la restituzione di ciascun oggetto al suo proprietario, ma anche una corretta ripartizione delle spese.

Questi sono solo alcuni degli aspetti che “Made in Roma” mette in luce attraverso l’esposizione di materiali provenienti da musei italiani e stranieri. Un patrimonio incredibile, che spesso viene considerato materiale destinato principalmente agli addetti ai lavori. In questa mostra trova invece una nuova dimensione, in cui si crea un rapporto diretto con il grande pubblico.

“Made in Roma” ci permette infatti di entrare nella vita quotidiana dei romani. Così impariamo a conoscere alcuni degli aspetti nascosti ma che, in fondo, la rendono incredibilmente simile alla nostra.

Un nuovo sistema sociale.

Römisch Germanisches Museum Köln, Römische Gläser aus Gräbern Luxemburgerstr. in Köln, Inv.Nr.L667, L668

Il marchio è, esattamente come avviene in epoca moderna, una forma di pubblicità. Oltre a riportare il nome del fabbricante e il luogo di realizzazione, i marchi esposti al Museo dei Fori Imperiali – Mercati di Traiano hanno una valore anche sul piano più dichiaratamente artistico: il simbolo dell’officina arriva a costituire una decorazione degli oggetti realizzati.

Una mostra che concentra l’attenzione sulla società e sul mondo romano, su ciò che significa essere made in Roma.

Ma come?

Made in Roma vuol dire anche essere riusciti a creare un sistema economico, sociale e culturale unico. Un insieme di valori economico-produttivi e culturali condivisi da parte di popoli che fino a quel momento non si conoscevano; questa nuova realtà permette loro di far parte di un mondo unico, unito dal commercio.

Un complesso sistema di simboli, che però non si limitava ai soli marchi sui mattoni o sui contenitori. Perché, in casi eccezionali, i marchi potevano essere posti anche sul corpo umano.

Messaggi sulla pelle.

I padroni più ricchi dotavano i propri schiavi di un collare in metallo con scritto il nome del proprietario, in modo da impedirne la fuga.

La società romana aveva un grande rispetto per il corpo umano, del quale ciascuno si prendeva cura nelle terme e nelle palestre. Quando però il corpo umano diventava un oggetto, poteva essere marchiato, alla stregua di un mattone o di un’anfora; gli schiavi erano oggetti, che venivano venduti ed acquistati. E talvolta marchiati con tatuaggi con il nome del padrone. Allo stesso modo i calunniatori ricevevano un tatuaggio con la lettera K, così che chiunque fosse in grado di riconoscerli.

Messaggi di guerra.

I marchi “di fabbrica” sono anche portatori di un messaggio. Questo è quanto avviene nei glandes (proiettili da guerra), sui quali erano talvolta incise ingiurie nei confronti dei nemici.

Un universo variegato quello proposto da “Made in Roma”, che con una mostra estremamente didattica chi prende per mano per accompagnarci a conoscere un mondo che, seppur lontano nel tempo, è così simile al nostro da lasciarci a bocca aperta.

Informazioni:

Il biglietto d’ingresso alla mostra “Made in Roma. Marchi di produzione e di possesso nella società antica” permette anche di visitare il museo dei Fori Imperiali e Mercati di Traiano

Si tratta di uno dei pochi musei aperti anche il lunedì.

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ISalva

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2 comments

  1. Bellissimo post, grazie! Vorrei capire meglio come potessero delle donne possuire qualcosa se loro stesse erano oggetti di proprietà dei loro padri/mariti/fratelli….

    • Ciao Pat! In realtà le donne aristocratiche potevano essere proprietarie di terreni, fabbriche o edifici. Le donne appartenenti agli strati sociali inferiori, invece, potevano essere attive come artigiane, operaie o commercianti.
      Questo non significa, però, che potessero godere a pieno titolo dei frutti delle loro proprietà, che con tutta probabilità venivano gestiti direttamente dall’uomo che ne esercitava la “tutela”.
      Fai conto che anche Plotina, la moglie di Traiano, era proprietaria di alcune officine, e tra le “officinatores” (cioè le direttrici o supervisori dell’officina stessa) figurano alcune donne.
      Tutto questo è testimoniato dai bolli laterizi: da uno studio approfondito è emerso che su 150 nomi conosciuti, almeno 50 erano donne!

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