Antonio Canova, Venere e Marte
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Nam tu sola potes tranquilla iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Marvors
armipotens regis in gremium qui saepe tuum se
reiicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
Hunc tu, diva, tuo recubatem corpore sancto
circumfixa super, suavis ex ore loquellas
funde petens placida Romanis, incluta, pacem.
(Tutus Lucretius Carus, De Rerum Natura, Liber I, vv. 31-40)
TRAD:
Infatti tu sola puoi aiutare i mortali con una pace serena
poiché sulle dure azioni della guerra ha dominio Marte, signore delle armi,
che vinto dall’eterna ferita dell’amore
abbandona spesso il capo sul tuo grembo;
e guardandoti, con il possente collo reclinato,
sazia d’amore gli avidi sguardi
anelando verso di te, o dea,
e dalle tue labbra pende il suo sospiro, mentre sta supino.
Tu, dea, piegandoti con il tuo corpo divino su di lui sdraiato,
emetti soavi parole dalla bocca,
chiedendo, gloriosa, una tranquilla pace per i Romani.