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Un presepe scolpito nella pietra. A Santa Maria Maggiore

Sul colle Esquilino, dove al culto di Giunone Lucina (protettrice delle partorienti) si sovrappose quello di Maria, sorge la magnifica basilica di Santa Maria Maggiore, edificata nel 432 d.C. dal papa Sisto III. L’anno precedente al concilio di Efeso venne proclamato il dogma della Theotòkos (maternità divina), e per questo il papa volle la fondazione di una chiesa dedicata esclusivamente alla Vergine. Nella basilica si trovano non solo i magnifici mosaici del V sec., ma anche la prima rappresentazione della Natività, il primo presepe inanimato della storia.

  • Dove: Basilica di Santa Maria Maggiore, via Liberiana 27, oppure piazza dell’Esquilino
  • Quando: il gruppo scultoreo è sempre visitabile, poiché conservato all’interno del museo della Basilica. Il periodo ideale è però durante il periodo natalizio
  • Perché: per riscoprire la ritualità delle funzioni religiose in occasione del Natale nei primi secoli del cristianesimo e una delle storie cui è legata una delle quattro basiliche patriarcali di Roma
Visione d'insieme del gruppo
Visione d’insieme del gruppo

Il presepe di Santa Maria Maggiore fu commissionato del 1288 da papa Niccolò IV allo scultore di origine toscana Arnolfo di Cambio (allievo di Nicola Pisano). Niccolò IV era il primo pontefice francescano, particolarmente devoto al culto della Natività, e fu per suo volere che si compì il restauro della basilica. La commissione ad Arnolfo fu tanto la celebrazione del presepe di San Francesco a Greccio del 1233, quanto per dare ulteriore risalto alla reliquia della mangiatoia, venerata nella basilica. Santa Maria in Praesepium era infatti una delle prime dediche della basilica Liberiana, che la tradizione vuole essere fondata sulle reliquie della sacra culla (mangiatoia e fasce di Gesù).

Urna contenente le reliquie, è conservata nella cripta sotto l'altare
Urna contenente le reliquie, è conservata nella cripta sotto l’altare

I frammenti della culla di Gesù posti sotto l’altare arrivarono a Roma ai tempi di papa Teodoro I (VII sec.), e gelosamente custoditi in un ambiente della basilica. Questa chiesa è strettamente legata al mistero della Natività, legame sentito con forza soprattutto nei primi secoli del cristianesimo: già dal 432 d.C. papa Sisto III creò nella primitiva basilica una “grotta della Natività” che doveva ricordare quella di Betlemme; per il Natale il papa celebrava tre messe in tre diverse chiese (una la notte, una all’aurora e una il giorno). In Santa Maria Maggiore si svolgeva la prima delle funzioni legate alla celebrazione del Natale, quella di mezzanotte.

Et in Santa Maria maggiore, pur di Roma, fece la Capella di marmo dovè il presepio di Gesù Cristo; in essa fu ritratto da lui Papa Onorio Terzo di naturale, del quale anco fece la Sepoltura con ornamenti alquanto migliori e assai diversi della maniera, che allora si usava per tutta Italia comunemente (…).E la cappella di marmo, dove è il presepio di  Gesù Cristo, fu dell’ ultime sculture di marmo che facesse mai Arnolfo, che la fece ad istanza di  Pandolfo Ipotecorvo l’ anno dodici, come ne fa fede un epitaffio che è nella facciata allato di detta cappella

G.Vasari, Vita di Arnolfo di Lapo, 1822 I, 297

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Il gruppo scultoreo del museo della basilica di Santa Maria Maggiore è però incompleto a causa della dispersione delle figure della Vergine e del Bambino e per il trasferimento nel 1590 dalla cappella del Sacramento; fu l’architetto Domenico Fontana ad ricevere l’incarico di sistemare la basilica nel 1590, e di fatto trasportò l’intero apparato della Natività all’interno della cripta della cappella Sistina di Santa Maria Maggiore.

Figura di Giuseppe. Si muove verso lo spettatore, ma si vede chiaramente che non è una statua a tutto tondo
Figura di Giuseppe. Si muove verso lo spettatore, ma si vede chiaramente che non è una statua a tutto tondo

Non si conosce la disposizione esatta che dovevano avere le otto statuette, perché il gruppo subì numerose manomissioni nel corso dei secoli. I personaggi dovevano essere disposti attorno alla Vergine, in modo tale da rendere lo spettatore partecipe della scena in atto. La stessa posizione di Giuseppe che guarda lo spettatore e compie un passo per avvicinarvisi, contribuisce a coinvolgere psicologicamente l’osservatore.

Si nota inoltre come i personaggi non siano sculture a tutto tondo, ma eseguite ad altorilievo, frutto quindi di un’elaborazione plastica delle pareti della cappella che le ospitava. Nonostante questo agiscono nello spazio come se fossero delle vere e proprie sculture.

Nella figura di Giuseppe si tende a riconoscere l’autografia di Arnolfo di Cambio, che ha scolpito un uomo semplice, quasi rozzo, che assiste alla scena divina come fosse uno degli spettatori.

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Grazie allo studio degli elementi conservati sino ad oggi è possibile, in parte, ricostruire la posizione di quelle mancanti: le teste degli animali dovevano trovarsi al di sopra della mangiatoia, e quindi la Vergine si trovava nella posizione della puerpera (semisdraiata su un lato), con la testa a lato della mangiatoria (la statua attuale della Vergine è cinquecentesca).

Ipotesi ricostruttiva
Ipotesi ricostruttiva

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La scena si svolge in una casa in muratura (questo di deduce dalle posture e dalla disposizione dei personaggi), nella quale Arnolfo allestisce una vera e propria scena teatrale della Natività e Visita dei Magi come opera d’arte totale, in cui si fondono scultura, mosaici e decorazione architettonica.

Nei pennacchi dell’arco i profeti che hanno preannunciato la venuta di Cristo.

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