Varcando l’ingresso dei Musei Vaticani non riusciamo a pensare a niente di più distante dall’arte contemporanea.
Pensiamo invece al tempo, alla storia, alla forza del passato. Pensiamo alla potenza della scultura romana e alla calma delle statue egiziane. Alla perfezione senza tempo degli affreschi rinascimentali di Michelangelo e Raffaello.
Ed è proprio lì che dobbiamo andare, a metà strada tra le stanze affrescate da Raffaello per i papi Giulio II e Leone X e la sensazionale Cappella Sistina di Michelangelo. Nelle sale affrescate alla fine del 1400 da Pinturicchio per il papa Alessandro VI Borgia troviamo un museo di arte moderna; si tratta della collezione aperta al pubblico nel 1973 da papa Paolo VI, che costituisce uno dei tredici musei dei Musei Vaticani.
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- Dove: Musei Vaticani, viale Vaticano
- Quando: dal lunedì al sabato dalle 9 alle 18. Qui per informazioni e per acquistare i biglietti. L’ultima domenica del mese dalle 9 alle 14, l’ingresso è gratuito.
- Perché: è un luogo magico, e ogni angolo nasconde un vero tesoro
I Musei Vaticani sono un piccolo mondo, diviso in molteplici settori. Le collezioni sono formate da circa 70.000 pezzi in un percorso lungo 7 chilometri. Nei musei del Papa possiamo ammirare un numero enorme di sculture romane, reperti egizi ed etruschi, arte sacra e dell’inizio del cristianesimo, gallerie decorate, gli antichi appartamenti papali, una collezione di carrozze e una etnologica, dipinti, affreschi… Decisamente troppo per essere apprezzato in poche ore.
La Collezione d’Arte contemporanea dei Musei Vaticani

È quindi del tutto comprensibile che la gran parte dei visitatori faccia una selezione, concentrandosi sui capolavori dell’arte classica o sulla pittura rinascimentale. Soltanto pochi dei 30.000 visitatori giornalieri sanno dell’esistenza, all’interno di questo enorme complesso, di una raccolta di arte del 1800 e 1900.
In questo vero museo di arte sacra sono rappresentati i maggiori artisti degli ultimi due secoli. Tra questi Vincent Van Gogh è uno dei più conosciuti, benché uno dei meno visibili nell’itinerario di visita.
Allontanatevi dal percorso seguito dai gruppi organizzati e prendetevi del tempo per perdervi nel labirinto del museo. In una saletta generalmente ignorata dalla maggioranza dei visitatori, è infatti esposto un piccolo quadro di Vincent Van Gogh, uno dei tre presenti a Roma (gli altri due sono nella Galleria Nazionale d’Arte moderna).
Vincent Van Gogh e Paul Gauguin

La Pietà di Van Gogh risale al 1889, e venne realizzata a Saint-Rémy-en-Provence, non lontano da Arles. Qui il pittore venne ricoverato in un ospedale dopo la famosa vicenda del taglio dell’orecchio.
Negli ultimi mesi del 1888, infatti, insieme al pittore Paul Gauguin aveva tentato la creazione di una sorta di confraternita artistica, che però non ebbe molto successo, terminando con il litigio più famoso della storia dell’arte.
Van Gogh si taglia l’orecchio.
Gauguin va a Parigi.
Van Gogh viene ricoverato prima in ospedale e poi in una casa di cura vicino Saint-Rémy-en-Provence. In questi mesi dipinge alcuni dei suoi quadri più conosciuti.
A Saint-Rémy Van Gogh torna ben presto al lavoro. Proprio in questi mesi dipinge il famoso autoritratto con tavolozza e pennelli, in cui mostra la metà del volto non mutilata.

La Pietà di Van Gogh
Nel mese di settembre 1889 dipinge la Pietà: uno dei pochissimi quadri si soggetto religioso, l’unica immagine di Cristo nella sua carriera di pittore.
Negli stessi mesi anche Gauguin si interessava a soggetti religiosi.
Una versione dell’opera, di dimensioni maggiori (73×60 cm), venne realizzata per il fratello Théo, marcante d’arte a Parigi, e oggi è visibile al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Quella più piccola (42×34 cm) è oggi ai Musei Vaticani. In origine dipinta per la sorella Willemien, finisce alla Norton Simon Museum di Los Angeles, e nel 1973 fu donata ai Musei Vaticani dalla Diocesi di New York.
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Si tratta dell’interpretazione di una litografia del quadro dipinto dal pittore francese Eugène Delacroix nel 1840 per la chiesa Saint-Denis-du-Sacrement nel Marais a Parigi, oggi conservato al Museo Nazionale di Oslo.
La derivazione del dipinto dall’opera di Delacroix non è in alcun modo negata, ma resa evidente nel quadro. A sinistra, accanto alla mano di Cristo, Van Gogh specifica che l’autore dell’originale è Delacroix (d’après Eug Delacroix: da Eugène Delacroix), e la firma con il suo nome: Vincent.
In una lettera del 1885 al suo amico artista Anton Von Rappard, Van Gogh già scriveva a proposito di Delacroix. Facendo riferimento proprio alla Pietà del francese per la chiesa parigina, citava un articolo del critico d’arte francese Théodore Silvestre del 1864:
Delacroix […] che aveva un sole nella testa e un uragano nel cuore
Di Delacroix Van Gogh amava la forza e l’impetuosità. In quel periodo sono molti i riferimenti a Delacroix nelle lettere inviate al fratello Théo e ad altri corrispondenti; in particolare questa frase doveva aver particolarmente colpito Van Gogh, che lo cita sicuramente in altre due lettere: quella al fratello del 9 febbario 1885 e al pittore Emile Bernard del 30 luglio 1888.
È lo stesso Vincent Van Gogh a chiedere espressamente al fratello di acquistare per lui una stampa della Pietà di Delacroix (lettera del 24 settembre 1888). La litografia realizzata da Célestin François Nanteuil-Leboeuf per la raccolta “Les artistes anciens et modernes” sarebbe andata ad aggiungersi alle stampe giapponesi che conservava nella sua stanza.
Van Gogh e i soggetti religiosi
I soggetti religiosi in Van Gogh sono estremamente rari, e sempre interpretazioni di opere di artisti che amava particolarmente: Delacroix è il modello per la Pietà e per Il Buon Samaritano (Van Gogh Museum, 1890, dall’incisione di Jules Joseph Augustin Laurens), Rembrandt per La Resurrezione di Lazzaro e per la Testa di Angelo.
Van Gogh era figlio di un pastore protestante, e lo stesso pittore aveva inizialmente deciso di seguire la carriera del padre, alla quale rinunciò in favore dell’arte.
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Il punto di vista di Van Gogh

Il nostro pittore olandese propone una sua versione a colori della litografia di Delacroix, secondo il suo stile. La composizione è la stessa, con la Maria che sorregge e mostra il figlio morto, ma Van Gogh la stravolge con i suoi colori forti e contrastanti e le sue pennellate vigorose e tormentate. Anche l’ambientazione è la stessa, ma lo sfondo è infuocato dal sole al tramonto.
Nella sua camera ad Arles, Van Gogh conservava le litografie delle opere dei suoi artisti preferiti, tra cui quella che ha ispirato la Pietà dei Musei Vaticani. Lo stesso artista nella sua lettera al fratello Théo del 10 settembre 1889 parla del processo creativo che lo ha portato alla realizzazione dell’opera: la litografia di Delacroix in suo possesso, quella che lui stesso aveva chiesto a Théo di procurarsi l’anno precedente, si era rovinata cadendo sui colori; Vincent sembra essere molto colpito da questo evento e decide di realizzare due quadri dello stesso soggetto.

Decide di dipingere su tela una sua versione a colori della litografia di Delacroix in bianco e nero,
realizzandone due copie.
Attraverso il suo stile personale e i suoi colori brillanti, Van Gogh si appropria della litografia in bianco e nero di Delacroix, fin quasi ad identificarsi con la sofferenza del Cristo morto.
Questo misticismo e questa vicinanza alla religione non riusciranno a salvare lo spirito tormentato di Van Gogh, che l’anno successivo (1890) sarebbe morto, suicida, in seguito a un colpo di pistola.
Prendetevi del tempo per approfittare della bellezza nascosta dei Musei Vaticani. Solo allontanandovi dai sentieri più battuti riuscirete a scovare dei veri tesori.
Hoy descubro esta faceta de Van Gogh, su arte religioso, me impacto el color que expresa en la resurreciòn de Làzaro.. impresionante.